Groupama-FDJ, Théo Nonnez si ritira a soli 21 anni: “Non mi divertivo più, la bici era diventata una costrizione”

Théo Nonnez appende la bici al chiodo ancor prima di compiere ventidue anni. Il corridore militante nella formazione satellite della Groupama-FDJ ha dichiarato in una lunga intervista sui canali del team francese di aver preso questa decisione dopo mesi difficili in cui non riusciva più a divertirsi andando in bici. Le dichiarazioni del giovane transalpino sembrano ricalcare quelle di Marcel Kittel e Tom Dumoulin rispettivamente al momento del ritiro e dello stop a tempo indeterminato, con la differenza sostanziale che la sua carriera non era nemmeno iniziata perché probabilmente, secondo quanto dichiarato da lui stesso, non ha la tempra mentale che richiedono i sacrifici di un corridore professionista.

 

Ho deciso di concludere la mia carriera – spiega – Ho preso questa decisione dopo una lunga riflessione. Penso si possa parlare di burn out, ma è stato un accumularsi di tante cose che mi hanno portato a questo. Non sono triste nel prendere questa decisione, anzi mi dà nuova speranza. Ero entrato in un circolo vizioso e non osavo parlare di quello che sentivo. Mi rendo conto di aver fatto bene a uscire dal mio silenzio perché non so cosa sarebbe successo se avessi continuato a stare zitto. È un fenomeno che è durato qualche mese, mi rendevo conto, a poco a poco, che molte cose non mi rendevano più felice. Non riuscivo più a ricordare l’ultima sessione di allenamento in cui mi fossi divertito. La bici era diventata una costrizione”.

Il classe ’99 ha poi continuato la sua intervista spiegando di essersi imposto per qualche mese di andare avanti, facendosi violenza da solo, per poi prendere la decisione qualche giorno prima di Natale quando durante un allenamento sotto la pioggia era scoppiato a piangere in bici. Il corridore francese ha poi dichiarato che non è stato facile nemmeno decidere di comunicare la sua decisione a staff, dirigenza e famiglia, che però l’hanno tutti supportato nel migliore dei modi spingendolo a parlare della sua storia, senza aver paura di essere accusato di essere debole da un punto di vista mentale.

“Beh, può darsi che non avevo la giusta forza mentale – ha commentato – Alla fine, può essere che non fossi tagliato per questo mestiere. Nella vita tutti hanno la loro dose di sacrifici. Bisogna trovare la vita più adatta a te e che sei disposto ad accettare. Se qualcuno vuole pensare che sia una questione mentale, faccia pure, ma i miei cari non la vedono in questo modo. Penso semplicemente che non fossi pronto a fare i sacrifici che ci si aspetta da un corridore di alto livello. Erano troppo duri per me, ma penso che potrei fare sacrifici di altro tipo, che magari grandi campioni di questo sport non farebbero. Ora voglio pensare a me, voglio realizzarmi. Non bisogna avere di paura di non essere fatti per questo, io penso di non essere fatto per questo, solo che non volevo ammetterlo”.

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